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Dal libro CREATURA BREVE

 Gabriele Galloni



Dal libro CREATURA BREVE

                      



CREATURA BREVE Gabriele Galloni



Fabula




Sognò intera la Rosa dei Beati.


Era l’insieme di tutti gli oggetti
(lampade, guanti, lame, scendiletti)
che ci portiamo dietro da una vita
e che dimentichiamo puntualmente
lungo la strada; in discesa o in salita.






Padre Alessandro trucca i morti. Li
veste, li espone a notte sopra
il palco del teatro parrocchiale.




Quando è il giorno del loro funerale
li accompagna lui stesso in chiesa, mano
nella mano, nel caldo equatoriale


dell’incenso.



Fabula





Il cielo delle strade di Siviglia:
che adesca i pellegrini sotto i portici,



che ricompone assieme madre e figlia.




Fabula




Tutto il giorno c’è qualcuno
nel giardino che ti osserva.
Non è l’occhio-di-Minerva
certo saggio ma importuno
né il vitello appeso all’albero.




Non è chiaro cosa voglia
chi ti osserva nel giardino.
Non illuderti: un bambino
schiaccerebbe ramo o foglia
nel fuggire dietro l’albero.




Fabula




Accanto alle due date
di nascita e di morte
c’è un modellino fallico;




copre la foto. Siate,
c’è scritto, sempre uomini
di buona volontà.




Stupisce che tra data
di venuta e di andata
passi soltanto un anno.



Pro Verbis #2




Su questa terra secca che si sbriciola
a ogni minima impronta di passaggio
vivente; a dirci che un nuovo passaggio
(sia pure lontanissimo) è possibile.


                             

Pro Verbis #3




Rompi la roccia e ne uscirà dell’acqua.
Potrai berla, pensare un ritorno
alla materia dell’ultimo giorno.
La cosa che ti anticipa e ti chiude.


Pro Verbis #6




Le conosco a memoria, queste stanze.
So bene come perderti ascoltando
l’acqua del corridoio in ombra: stanza
del mare.


    

Pro Verbis #7




In estate si fa l’amore nelle
case vuote, le case di vacanza.
Quando in giardino rimangono accese
le lampade tutta la notte,
cose date o cose rese.

            

Fabula



Questa luna è una corsa di bambini
attorno a un pozzo quando il pozzo è pieno
fino all’orlo. E nessuno per chilometri.