Poeta Romano
Per parlare di Gabriele Galloni si potrebbe partire dal suo libro più amato da critici e lettori “L’estate del mondo”, eccone un frammento:
“e con gli occhi arrossati
ritrovarsi una mattina, soli, a camminare
lungo un fossato oppure lungo un muro
enorme, bianco; e un sole di domenica.”
Galloni poeta di fine scrittura attento al verso e al dettato poetico, sempre in bilico tra narrazione e rivelazione post-crepuscolare e assolutamente dentro la nuova scuola romana, visivo e magico.
Sue opere sono “Creatura breve”:
“e saremo l’immagine dell’uomo.
Non la creatura breve ma la traccia.”
“In che luce cadranno” in bilico tra filosofia e visione spirituale senza mai dimenticare l’essenzialità del corpo, l’inetta parola sorprende con la sua grazia illuminante e folgorante.
“Slittamenti” che lo rivelò a soli 20 anni, di questo libro Antonio Veneziani scrive:
“la musica innata è sostenuta da una griglia classica e questo produce una specie di sbilanciamento verso la dicibilità per così dire “cantabile” che però è subito stemperata dall’appiglio alla parola significante al frammento illuminante.
La narrativa soprattutto quella breve (vedere “Sonno giapponese”) è una sorpresa, narrazioni dove vita, morte, sogno, angeli, diavoli, incesto, violenza, animali fantastici e reali, puntini si incontrano e si scontrano lasciando sulla pagina e sul corpo del lettore segni.
Nonostante la giovane età Galloni è un autore importante e vale la pena leggerlo e conoscerlo, certo non lascia via di scampo, o lo si ama o lo si detesta, ma se non lo si conosce si perde qualcosa.